L’ordito della storia tra dialogo e sangue
Una nuova crociata, un insolito matrimonio, un testo poetico di lode e fratellanza.
L’anno in questione rappresenta un momento cruciale della storia medievale perché, come sostiene Alessandro Barbero: “La storia non è mai quella lineare sequenza di date e battaglie che impariamo a scuola. È un tessuto complesso di relazioni umane, di ambizioni e paure.” E questo tessuto si intreccia con forza nel 1225, ed è questo il motivo per cui il tema di Templaria festival è così preciso nell’indicazione e nel computo di questi 800 anni trascorsi da allora.
800 anni dalla sesta crociata, dal matrimonio tra Federico II e Isabella di Brienne e dalla conclusione della stesura del più bel testo poetico di lode e fratellanza “Il cantico delle creature” quindi due eventi armoniosi prima di una nuova guerra. 3 eventi concatenati. Oggi, 800 anni dopo riconosciamo come le stesse dinamiche di guerra e pace, di dialogo e scontro, continuino a segnare il nostro presente.
Veniamo ai fatti e al perché della scelta del 1225 in rapporto ai nostri anni. Sono molti i protagonisti di questa vicenda, partiamo da coloro che hanno dato il nome alla manifestazione. I Templari.
I Templari
Nei primi anni del XIII secolo, l’Ordine del Tempio è ancora quel monolitico e importante fenomeno che fa pesare il proprio potere e il proprio prestigio in ogni corte e in ogni territorio compreso tra terre d’Oltremare e Europa, prima che gli avvenimenti successivi, come la definitiva sconfitta dopo un lungo assedio di San Giovanni d’Acri nella primavera del 1291 per mano degli eserciti musulmani cambiassero radicalmente le cose. Ma prima che iniziasse il declino e la successiva tragica scomparsa, l’Ordine godeva di buona saluta tanto da potersi scontrare con uno dei personaggi più potenti del tempo.. Nel 1225, esattamente come oggi, 800 anni dopo, soffiavano forti venti di guerra. C’era chi spingeva per una nuova guerra, il Papa, Onorio III con i suoi fidi Templari e chi lavorava per la pace aprendosi al dialogo e al confronto. E qui viene il secondo riferimento
Stupor Mundi
I primi decenni del XIII sono conosciuti anche come età federiciana, un periodo contrassegnato dalla forte personalità dell’imperatore Federico II che da inizio a una crescita culturale e economica in gran parte della penisola, soprattutto nel regno di Sicilia, vale a dire tutto il meridione. Una fioritura delle arti e della cultura testimoniata dalla fondazione di una delle primissime università laiche d’Italia. Il 5 giugno del 1224, l’imperatore svevo inviò da Siracusa una generalis lictera con la quale designò come sede dello Studium generale del Regno la città di Napoli. L’editto imperiale, che istituiva la prima università laica d’Italia, era volto a formare i gruppi dirigenti necessari al governo dello Stato. Ancora oggi l’UniNa (L’Università degli Studi di Napoli Federico II) è un riferimento culturale che attira studenti e docenti da tutto il mondo. Federico II istituisce l’Università di Napoli.
Qual era il rapporto tra Federico II e i Templari? L’imperatore definito Stupor Mundi, in quegli anni aveva ancora un eccellente rapporto con l’Ordine del Tempio. L’imperatore del Sacro Romano impero e re di Sicilia, non ebbe alcuna prevenzione nei confronti dei Templari e degli altri ordini monastico cavallereschi. Successivamente i rapporti presero a incrinarsi quando Federico rallentò i preparativi per la crociata e si ruppero del tutto durante la crociata stessa, visto che i Templari non vennero mai meno, anche nei momenti più confusi, alla loro fedeltà nei confronti dell’autorità papale.
Veniamo al terzo riferimento che per importanza fa ombra addirittura allo stupor mundi.
Il Poverello d’Assisi
La prima parte del secolo è dominata da una terza gigantesca figura che muore proprio l’anno successivo al nostro 1225, Francesco D’assisi. Qualche anno prima, nel 1219 in piena quinta crociata, in Egitto, un semplice frate di Assisi decise di oltrepassare la frontiera del campo crociato e incontrare il capo della fazione avversa, armato solo del suo saio e della sua fede.
Questo diede vita al celebre incontro tra San Francesco e il Sultano. La quinta crociata, dal punto di vista militare fu un autentico fallimento. La spedizione si concluse con una sconfitta totale nel 1221, a causa delle difficoltà logistiche e delle decisioni discutibili dei comandanti del campo cristiano. Dopo il tracollo della quinta crociata, l’imperatore Federico II si impegna solennemente a guidare una nuova crociata contro gli infedeli. Che vedremo poco sotto. Nel 1225 San Francesco che da giovane aveva partecipato alla guerra, in quanto con la cerimonia dell’investitura nominato cavaliere. La guerra lo aveva disgustato, e il dialogo con il sultano durante la crociata è l’esempio più eloquente durante la crociata della sua ricerca di dialogo. Nel 1225 ricorre l’ottavo Centenario della composizione del Cantico delle creature. Francesco d’Assisi, nella primavera del 1225 volle passare un periodo di tempo presso il monastero di san Damiano, dove vivevano Chiara e le prime sorelle povere. Qui dopo una notte tormentata dai dolori delle sue malattie urlate anche con rabbia, Francesco compose quell’inno di lode e di ringraziamento a Dio, che tutti conosciamo che aveva iniziato a stendere già l’anno precedente. Nel 1225 dunque viene conclusa la stesura di uno dei capolavori della letteratura italiana, il Cantico delle creature, incentrato sulla benevolenza e il rispetto sulla gratitudine per la vita e l’amore tra gli uomini e il cosmo, e che trasuda da ogni rigo senso di fratellanza con il mondo e con tutte le sue creature. L’anno successivo Francesco morì.
Proprio nel 1225 troviamo il seme di conflitti e alleanze che avrebbero ridisegnato gli equilibri del Mediterraneo. L’unione tra Federico II e Isabella di Brienne rappresenta più di un semplice matrimonio (Per convincere ed esortare Federico all’impresa, il papa nel novembre del 1225 riesce a combinare il matrimonio dell’imperatore con Isabella, figlia di Giovanni di Brienne, re di Gerusalemme): è la manifestazione di ambizioni politiche intrecciate tra papato, impero e Terrasanta. Mentre Francesco d’Assisi invocava pace e fratellanza tra le creature concludendo quel capolavoro di spiritualità e fratellanza che è il Cantico, i potenti giocavano la loro partita di scacchi sul Mediterraneo. La Sesta crociata, nata sotto pressioni papali, si trasformò paradossalmente in un accordo diplomatico tra Federico e il sultano al-Kāmil, segnando una frattura irreparabile con i Templari. Questi ultimi, privati della loro sede storica sulla spianata del Tempio, videro i primi scricchiolii nel sistema di potere che avevano creato in cui possiamo scrogere in nuce quel percorso di declino che si sarebbe concluso tragicamente nel secolo successivo per mano di Filippo il Bello. Il 1225 ci insegna che la storia raramente procede per eventi eclatanti, ma piuttosto attraverso sottili intrecci di relazioni, decisioni e ideali contrastanti. Oggi, 800 anni dopo, mentre celebriamo queste memorie a Templaria Festival, riconosciamo come le stesse dinamiche di guerra e pace, di dialogo e scontro, continuino a segnare il nostro presente, ricordandoci che le lezioni del passato mantengono intatta la loro rilevanza, se solo sapessimo farne tesoro. Solo un uomo, anch’egli come il poverello d’assisi, malato e quasi inascoltato continua a predicare la pace. Papa Francesco nell’anno santo del giubileo, prova a richiamare tutti alla fratellanza e alla pace celebrando così, nel migliore dei modi il nome che ha scelto per il suo pontificato.
Prof. Andrea Fioravanti